Courses and Training on Child Welfare and Family Support

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The Melograno Training Courses focus on combining scientific and methodological skills with practical experience in managing a variety of services for individuals and families. Drawing from the expertise of professionals with extensive backgrounds in psychology, social work, education, and counseling, these courses offer a space for enhancing professional and emotional skills through interactive learning methodologies. The content also delves into recent legal reforms concerning child welfare and family support, emphasizing the importance of safeguarding minors' well-being within their family environments and providing effective interventions to prevent separations. The curriculum aims to strengthen the theoretical, methodological, and practical competencies of social service professionals involved in child welfare procedures. Sessions cover topics such as early intervention strategies, family dynamics assessment, and evolving interventions to ensure the welfare of children.


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  1. ACCADEMIA DEI TALENTI DEL MELOGRANO dare valore all esperienza I corsi di formazione del Melograno nascono dalla volont di coniugare competenze scientifiche e metodologiche, pratica operativa ed esperienze concrete di gestione di moltissimi servizi alla persona sui territori. I percorsi di formazione e supervisione relativi al lavoro con minori e famiglie raccolgono e attualizzano l eredit scientifica ed operativa del CBM (Centro per il Bambino Maltrattato e la cura della crisi familiare) per oltre trent anni impegnato a livello internazionale nel contrasto alla violenza dei minori e nella cura dei minori e delle famiglie in situazioni di crisi, pregiudizio, violenza. Lo staff formativo si avvale delle competenze ed esperienze pluriennali di psicologi e psicoterapeuti, assistenti sociali, educatori, supervisori e counsellor della Cooperativa: Daniela Antonini, Alessandra Cipolla, Stefano Cirillo, Paola Covini, Paola Fusaro, Susanna Galli, Margherita Gallina, Michela Gardon, Beatrice Ginelli, Roberta Gobbi, Elena Gramatica, Camilla Landi, Marina Lazzati, Simona Marchesi, Luisella Mattiace, Francesca Merlini, Andreana Olivieri, Alberto Penna, Marta Paddeu, Anita Pirovano, Rossella Pesenti, Andrea Sammali, Ida Santoro. I percorsi di formazione e supervisione offrono ai partecipanti uno spazio di attivazione e condivisione di competenze professionali, operative, emotive: le metodologie di azione provengono dai differenti ambiti professionali dei formatori e hanno l obiettivo di co-costruire il processo di apprendimento valorizzando esperienze e competenze dei partecipanti. I percorsi sono erogati in presenza, online o blended, in funzione degli obiettivi definiti con la Committenza. PER INFORMAZIONI: formazione@cbm-milano.it; Tel. 02.70630724

  2. Accoglienza

  3. LAllontanamento e la riforma Cartabia: Strategie per prevenirlo, strumenti per gestirlo La procedura di allontanamento del minore prevista dall art. 403 c.c. cambia con l entrata in vigore della legge di riforma Cartabia in materia di diritto minorile e di diritto di famiglia. La normativa entrata in vigore il 22 giugno 2022 presenta delle novit rispetto al passato, focalizzando l attenzione sulla tutela del benessere psicofisico del minore nella sua pi ampia accezione. Il diritto del minore ad una famiglia porta all obbligo per i servizi sociali afferenti agli enti locali di sostenere con idonei interventi di supporto i nuclei familiari a rischio per prevenire l abbandono e consentire al minore di essere educato nell ambito della propria famiglia di origine (art. 1 co 3 L149/2001): interventi che devono essere attuati dagli operatori a prescindere da un preciso mandato dell Autorit Giudiziaria. Gli operatori che realizzano gli allontanamenti del minore da casa, attuano un processo gravoso sul piano tecnico ed emotivo, che necessita di una preparazione e di strumenti per poterlo gestire salvaguardando il benessere del minore e degli operatori. OBIETTIVI: rafforzare le capacit e le competenze teoriche, metodologiche e pratiche degli operatoti dei servizi preposti alla realizzazione delle procedure di allontanamento dei minori dal nucleo familiare tramite l individuazione precoce delle azioni necessarie per migliorare le condizioni di vita dei minori nel loro contesto; il potenziamento delle capacit di effettuare un adeguata analisi della situazione e delle dinamiche esistenti; la progettazione e la realizzazione di interventi evolutivi per la salvaguardia e il benessere del minore. DESTINATARI: operatori psicosociali di una stessa quipe o di quipe multidisciplinari della rete dei servizi: psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, assistenti sociali, educatori, a vario titolo impegnati nella gestione degli allontanamenti. ARTICOLAZIONE: 5 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: Allontanamento e riforma Cartabia: come cambia la procedura, come cambia l intervento degli operatori II INCONTRO: la valutazione delle risorse e delle aree critiche del contesto familiare; le dinamiche familiari che ostacolano o favoriscono la sufficiente o buona genitorialit III INCONTRO: presentazione delle diverse tipologie di intervento in famiglia: interventi a domicilio con focus sulle dinamiche familiari IV INCONTRO: progettazione partecipata e strategie di ingaggio nel progetto di cambiamento V INCONTRO: monitoraggio e valutazione partecipata dell intervento.

  4. Minori accolti in comunit Le competenze dell educatore L accoglimento dei minori nelle comunit specializzate per il trattamento residenziale di minori traumatizzati da violenza familiare, guerre, migrazioni, impone agli operatori il difficile compito di realizzare interventi efficaci in contesti altamente complessi. Occorre garantire la progettazione e l attivazione di azioni di protezione del minore, ma anche l osservazione della qualit delle relazioni con le figure genitoriali, collaborando alla comprensione ed elaborazione delle complesse vicende che hanno provocato l allontanamento del minore, avendo l obiettivo di valutare le possibilit del recupero di condizioni sufficientemente sicure da consentire il rientro in famiglia. Il lavoro del CBM prima e del Melograno CBM poi, aggiornato alle pi attuali ricerche e allineato ai mutamenti intervenuti nelle accoglienze in comunit , il patrimonio valorizzato all interno del percorso che, unitamente alla gestione di differenti comunit della Cooperativa, rappresenta la distintivit dell offerta. OBIETTIVI: incrementare negli operatori di comunit strumenti e competenze necessarie per lavorare con minori vittime di gravi traumi. A partire da un inquadramento generale sul processo di intervento, sul ruolo e sulla funzione della comunit e dei dispositivi connessi all accoglienza, nell ottica di un lavoro integrato, si affronteranno i differenti temi e la connessione tra il lavoro di comunit e di rete, tra lavoro educativo e clinico, con attenzione alla relazione genitoriale. DESTINATARI: operatori psicosociali ed educatori impegnati nel lavoro di comunit minori, sia all interno delle strutture, sia nel lavoro di rete sul territorio. ARTICOLAZIONE: 6 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: i compiti della comunit e il Processo di intervento II INCONTRO: il lavoro educativo in connessione con il lavoro sociale, la rete e il territorio III INCONTRO: la relazione educativa nelle diverse fasi dell intervento: accoglimento, osservazione, accompagnamento e supporto finale al progetto IV INCONTRO: la relazione con i genitori: quali genitori? La relazione genitori/figli, la relazione genitori/operatori. Lavoro educativo e lavoro clinico V-VI INCONTRO: visiting in comunit durante un quipe di lavoro. Strumenti educativi nel lavoro quotidiano i n comunit e competenza emotiva.

  5. Laccoglienza dei nuclei monogenitoriali tra supporto e autonomia L accoglienza di nuclei genitoriali e monogenitoriali con bambini e adolescenti necessita di un lavoro di bilanciamento tra la promozione delle risorse personali e delle risorse genitoriali, per favorire il raggiungimento dell autonomia e scongiurare il reiterarsi delle condizioni di solitudine e dipendenza. La proposta nasce da una riflessione e una rivisitazione delle esperienze del Melograno CBM all interno di contesti autonomi di accoglienza: APP- Appoggio per riPartire, nuclei monogenitoriali che prevedono un lavoro educativo con il genitore ospite, orientato alla promozione del capitale umano e dell empowerment delle risorse presenti in ciascuno. Il lavoro educativo finalizzato a sostenere e implementare il genitore nella relazione con i propri figli. Il Melograno CBM ha attivato il Servizio Appartamenti per l autonomia grazie al quale ha vinto il Premio Amico della Famiglia 2007 , Menzione speciale sezione Imprese, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le politiche della famiglia, con l obiettivo di accogliere madri in situazione di esclusione, fragilit sociale e relazionale insieme ai loro bambini e di sostenerle durante la loro permanenza tramite l attivazione di interventi professionali specifici. OBIETTIVI: rafforzare e migliorare le competenze e le capacit per realizzare interventi di accoglienza efficaci; affrontare i punti di forza e gli snodi cruciali dell intervento per consentire uno spazio di riflessione che garantisca ad altri interventi simili successo ed efficacia. DESTINATARI: operatori psico-socio-educativi a vario titolo coinvolti negli interventi che riguardano la relazione madre-bambino. Operatori che lavorano nei servizi e in strutture di accoglienza: assistenti sociali, psicologi e psicoterapeuti, educatori interessati ad aggiornarsi e confrontarsi sulle modalit di accoglienza di nuclei monogenitoriali nelle strutture di semi-autonomia. ARTICOLAZIONE: 4 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: il progetto: analisi dei bisogni a cui risponde il progetto di semi-autonomia II INCONTRO: la fase del Processo di intervento nella quale l inserimento nell appartamento per la semi-autonomia si colloca. Invio e lavoro di rete III INCONTRO: il ruolo e il mandato educativo in capo agli operatori IV INCONTRO: il protagonismo degli ospiti; valorizzazione e promozione delle risorse.

  6. Valutare la qualit degli interventi di accoglienza e allontanamento L intervento di allontanamento dei minori dal nucleo familiare e l accoglienza nelle strutture di semi-autonomia si caratterizzano per la particolare delicatezza e complessit : a) la garanzia di protezione e tutela dei minori che si trovano a vivere situazioni di potenziale rischio o pericolose per il loro sviluppo, con lo scopo di prevenire l ulteriore aggravarsi della situazione; b) l investimento nelle risorse e potenzialit dei minori, ma anche degli adulti, perch l autodeterminazione possa portare a scelte di cambiamento e a traiettorie future che garantiscano un buon livello di benessere. Le azioni che gli operatori mettono in campo permettono la creazione di uno spazio sospeso nel quale progettare interventi che garantiscano il diritto del minore ad essere protetto e l aiuto agli adulti caregiver. La complessit e la delicatezza dell intervento necessitano di riferimenti e strumenti che ne garantiscano l elevata qualit : a fronte di molta letteratura pochi sono gli strumenti messi a punto per individuare i criteri che possono sostenere la buona qualit di tali interventi. OBIETTIVI: fornire competenze, strumenti e strategie per individuare e rafforzare i criteri e realizzare interventi di qualit ed efficienti. A partire dalle esperienze realizzate da Il Melograno CBM negli anni, il percorso di formazione ha lo scopo di definire e trasmettere i criteri e gli indicatori che qualificano positivamente l intervento di allontanamento e di accoglienza in contesti di semi-autonomia. DESTINATARI: operatori psico-socio-educativi di una stessa quipe o realt territoriale di rete, impegnati nella valutazione e realizzazione di interventi di allontanamento o accoglienza in strutture per la semi-autonomia. ARTICOLAZIONE: 5 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: costruzione di un linguaggio e strumenti comuni sulla valutazione; condivisione dei principi metodologici. La missione degli investimenti di inserimento in comunit e accoglienza in strutture per l autonomia II III INCONTRO: individuazione degli stakeholders e delle dimensioni; individuazione dei criteri e degli indicatori di valutazione IV INCONTRO: identificazione e messa a punto degli strumenti di valutazione da utilizzare in via sperimentale nei differenti interventi e servizi V INCONTRO: formulazione del parere valutativo e valutazione degli strumenti individuati. Messa a punto delle strategie di miglioramento e conclusione del percorso.

  7. Lavorare in contesti di emergenza

  8. Dallesperienza di gestione dei Servizi di Pronto Intervento Sociale (PIS) Strategie e strumenti per gestire le emergenze Gli operatori dei servizi sul territorio e, in particolare l assistente sociale, si trovano sempre pi spesso ad affrontare situazioni in emergenza che vanno oltre la caratteristica spesso connaturata alle azioni di supporto, aiuto nelle situazioni di particolare gravit o di allontanamento del minore dal nucleo familiare. Sono emergenze generate da situazioni di differenti tipologie, aggravate dalle emergenze straordinarie vissute negli ultimi anni, a partire dalla pandemia Covid-19. Lavorare in tali situazioni richiede lucidit e tenuta sul piano professionale ed emotivo, capacit di collaborare con differenti istituzioni, come ospedali, Forze dell ordine, in situazioni precarie e critiche e nella continuit . La Cooperativa Il Melograno gestisce il servizio Pronto Intervento Sociale notturno e diurno in molti comuni, in supporto e collaborazione con i servizi del territorio, assumendo come modello teorico di riferimento la prospettiva sistemico-relazionale. Il modello di intervento sperimentato e validato nel corso del tempo costituisce un esperienza innovativa ed unica nel territorio lombardo che ci consente di esportare competenze e pratiche operative nel campo della gestione delle situazioni ad alto impatto ed emergenziali. OBIETTIVI: rafforzare competenze, strategie e capacit di resilienza utili nella gestione continuativa delle situazioni di emergenza, sia relativamente alla qualit degli interventi, sia per il benessere degli operatori; formare professionisti in grado di garantire una risposta efficace, tempestiva e qualificata, metodologicamente e scientificamente attendibile, utilizzando le risorse presenti sul territorio e garantendo un adeguato livello di benessere. DESTINATARI: operatori psico-socio-educativi di una stessa quipe o realt territoriale di rete, impegnati negli interventi di emergenza rivolti a minori, adulti, famiglie. ARTICOLAZIONE: 4 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: minori e famiglie in situazione di emergenza. Dall allontanamento all accoglienza: gestire le difficolt e i conflitti, cooperare alla costruzione di strategie di gestione operativa ed emotiva efficaci II INCONTRO: analizzare e valutare le situazioni di emergenza: strumenti, strategie, processi decisionali, rischi e benefici III INCONTRO: governare l emergenza senza esserne schiacciati: strategie e strumenti a garanzia del benessere degli operatori: arginare il burn-out IV INCONTRO: il lavoro di rete e di quipe come risorsa fondamentale nel gestire le emergenze.

  9. Disabilit e autodeterminazione

  10. Disabilit e relazione educativa Il tema della disabilit rappresenta una sfida nella gestione dei servizi alla persona perch agisce in un contesto, quello delle relazioni, che contempla una variet di attori: persone con disabilit , operatori, famiglie, istituzioni. Il lavoro con la disabilit deve partire dalla cultura dei diritti e deve portare gli operatori ad esercitare il ruolo professionale con uno sguardo realmente inclusivo, capace di avviare il cambiamento dei contesti. L approccio della Cooperativa, sperimentato in molti anni di esperienza nella gestione dei servizi scolastici ed extrascolastici, parte dal concetto di inclusione come relazione multidirezionale e reciproca, che rifiuta il paradigma assimilazionista che prevede l adattamento della persona con disabilit al contesto, proponendo un cambiamento di contesto, delle organizzazioni, dei gruppi e delle persone, sulla base del riconoscimento della rilevanza che ha la piena partecipazione alla vita di tutti i soggetti. Il percorso di inclusione un processo entro cui poter valorizzare la relazione, le risorse, le aspettative e le opportunit . OBIETTIVI: rafforzare le competenze degli operatori che lavorano sull inclusione di persone con disabilit , a partire dalle funzioni del ruolo professionale, dai modelli e dagli strumenti operativi, con una centratura sulla relazione e sulla possibilit di cambiare in positivo relazioni e contesti. DESTINATARI: educatori ed insegnanti delle scuole di vario ordine e grado, dei servizi educativi e specialistici. ARTICOLAZIONE: 2 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: inquadramento teorico, spunti operativi sulla disabilit e sulla relazione educativa II INCONTRO: sguardi differenti e pratica operativa: i casi dall esperienza di gestione pluriennale dei servizi.

  11. Futuro e autodeterminazione Accompagnare alla possibilit di scegliere Tutte le persone con disabilit hanno il diritto di poter decidere come e quando essere aiutate e di agire di conseguenza una scelta in funzione del proprio benessere e della massima qualit della loro vita. Operare delle scelte richiede la consapevolezza dell esistenza di alternative e la possibilit di valutare ogni opzione possibile in un processo di comunicazione e relazione con chi vive intorno alla persona con disabilit . L autodeterminazione un concetto chiave per promuovere una maggiore consapevolezza di s , costruendo progetti didattici o professionali e articolando gli strumenti in uso nei servizi, in modo che possano realmente sostenere il processo e modificare il punto di osservazione degli operatori e delle istituzioni. Le disponibilit dei piani e programmi operativi mirano allo sviluppo di servizi e interventi in un ottica culturale e sociale che guarda alle persone non solo per il bisogno che esprimono, ma anche per le risorse e con l obiettivo di garantire a tutti il diritto ad un futuro di autodeterminazione. La Cooperativa Il Melograno CBM da molti anni impegnata nel lavoro sui territori con persone con disabilit e con le loro famiglie: le riflessioni e il lavoro di studio che ne seguito, ci ha portato a focalizzare gli interventi sulla rete di supporto, sulla scuola come agenzia fondamentale per l inclusione e sui servizi della rete. OBIETTIVI: rafforzare le competenze degli operatori che lavorano sul tema dell autodeterminazione, a partire dall esperienza della Cooperativa e supportando un processo di apprendimento e di realizzazione degli interventi efficace e duraturo. DESTINATARI: educatori ed insegnanti delle scuole di vario ordine e grado, dei servizi educativi e specialistici che si occupano di disabilit ARTICOLAZIONE: 5 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: autodeterminazione: modello culturale e lavoro di rete II INCONTRO: autodeterminazione nel processo educativo III INCONTRO: capacitazione, partecipazione ed empowerment IV V INCONTRO: laboratorio sulle pratiche di: casi e progetti. Come costruire servizi per il dopo di noi

  12. Invecchiamento attivo

  13. Alzheimer e demenze tra assistenza e promozione dellautonomia Secondo i dati Istat nel 2019, prima della crisi pandemica, l Italia era il Paese con il pi alto tasso di over 65 (35% degli italiani) rispetto alla popolazione di et compresa tra i 15 e i 64 anni; circa un terzo degli over 75 presentava una grave limitazione dell autonomia e per un anziano su dieci questa incideva sulle attivit quotidiane di cura personale e su quelle della vita domestica e relazionale. Per l Organizzazione Mondiale della Sanit (OMS) invecchiare in salute significa non solo non avere patologie, ma mantenere la capacit funzionale fisica e mentale, che consente alla persona di continuare a svolgere le attivit importanti e del quotidiano. In un contesto globale in cui si assiste ad un continuo invecchiamento della popolazione, la demenza, strettamente legata all invecchiamento, diventata un problema clinico, sanitario ed economico: la proiezione sul 2050 indica un numero allarmante di persone costrette a convivere con una diagnosi di demenza, che passeranno da 50 a 152 milioni. A questo si aggiungono gli effetti dell ageismo, insieme di pregiudizi, stereotipi e discriminazioni che la nostra societ riserva a chi si trova a vivere una parte della vita non considerata non pi produttiva ; una vulnerabilit che incide negativamente sul piano psicologico, comportamentale e fisiologico. In questo complesso scenario, intervenire a livello di prevenzione e promozione della salute, diventa impellente. Gli operatori che lavorano con i malati di Alzheimer o altre forme di demenza, sono professionisti che assistono e supportano i pazienti affetti da deterioramento cognitivo, alleviando i disturbi della malattia, tramite l utilizzo di interventi e terapie farmacologiche e non. OBIETTIVI: rafforzare le capacit degli operatori che lavorano con pazienti malati di Alzheimer e altre forme dementigene, rafforzando competenze e strumenti che possano promuoverne l autonomia e incentivare la partecipazione alla vita sociale, comunitaria e culturale. DESTINATARI: operatori psicosociali di una stessa quipe o di quipe multidisciplinari deputati alla presa in carico di persone malate di Alzheimer o con altre patologie dementigene o affetti da deterioramento cognitivo. ARTICOLAZIONE: 4 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: conoscere la malattia: il lavoro di cura con pazienti affetti da forme di demenza e Alzheimer II INCONTRO: l intervento di promozione dell autonomia: incentivare la partecipazione delle persone assistite alla vita sociale, comunitaria e culturale. Strategie e strumenti III INCONTRO: il ruolo professionale: la pianificazione e la valutazione di attivit in sintonia con i bisogni e le risorse della persona assistita IV INCONTRO: lavorare con la famiglia dell assistito

  14. La famiglia e la relazione con lanziano Strategie di supporto ai caregiver L invecchiamento della popolazione e il progresso medico e sociale consentono una partecipazione sociale maggiore in termini temporali alle persone anziane, a condizione che l invecchiamento sia attivo e che le persone all interno di questa fase di vita siano autonome e in grado di partecipare alla vita delle comunit . Nelle situazioni nelle quali la condizione manca, l invecchiamento non attivo porta con s i problemi legati alle malattie dementigene, che si configurano come nuove sfide all intero di un contesto sociale mutato e di situazioni familiari multigenerazionale. Il progredire dell anzianit , inesorabile e non supportato all interno della nostra societ , comporta perdite continue funzionali sul piano cognitivo che obbliga i familiari ad un continuo riadattamento, doloroso e non solo a livello organizzativo, ma anche emotivo. I membri della famiglia, i caregiver, assumono un ruolo di accudimento per il quale spesso sono impreparati e non formati. Le cure che il caregiver forniscono a tutto campo si concentrano per lo pi nel mantenere la persona anziana nella comunit il pi a lungo possibile e nel modo pi attivo possibile. OBIETTIVI: rafforzare le capacit degli operatori di supportare la famiglia di persone anziane con malattie dementigene o nella fase del ciclo di vita dei grandi anziani. DESTINATARI: operatori che a vario titolo si occupano di grandi anziani o anziani con malattie dementigene: medici, psicologi, assistenti sociali, anche all interno di quipe multiprofessionali e nella dimensione del lavoro di rete; aperto anche alla partecipazione di musicoterapeuti, arteterapeuti, operatori socio assistenziali (ASA OSS ), studenti di scienze infermieristiche e di medicina, accompagnatori e professionisti che si occupano di accompagnare la vita dell anziano. ARTICOLAZIONE: 3 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: la presa d atto dei cambiamenti che stanno avvenendo nella persona anziana: l invecchiamento e il processo fisiologico, psicologico, emotivo, sociale II INCONTRO: i disturbi del comportamento e la comunicazione: strategie e strumenti III INCONTRO: la riorganizzazione dei tempi e degli spazi e la ridefinizione dei cambiamenti nelle relazioni.

  15. Lavorare con i minori e le famiglie

  16. La presa in carico di minori vittime di violenza o in situazione di pregiudizio e delle loro famiglie La presa in carico di minori e famiglie in situazione di pregiudizio, trauma, violenza si caratterizza per la complessit che si impone agli operatori costretti a gestire contemporaneamente il piano dell intervento professionale, quello della necessaria integrazione nella dimensione del lavoro di rete e l elevata tensione emotiva. Oltre 30 anni fa il CBM (Centro per il Bambino maltrattato e la cura della crisi familiare) ha partecipato alla costruzione scientifica delle basi e delle operazionalizzazioni nel campo della presa in carico delle situazioni di violenza intrafamiliare, costruendo e consolidando nel lavoro di formazione e supervisione agli operatori di tutto il territorio italiano modelli di intervento e strumenti operativi. Nel corso degli anni i modelli e gli strumenti sono stati rivisti e integrati in funzione delle trasformazioni sociali e culturali dei bisogni, sulla base delle nuove ricerche, dei dati e dei contributi a livello internazionale, ma anche della possibilit di una validazione e operazionalizzazione resa possibile dalla gestione diretta di centinaia di servizi destinati a minori e famiglie in situazione di vulnerabilit . OBIETTIVI: analizzare i differenti aspetti del lavoro di presa in carico delle situazioni di pregiudizio o violenza nel processo di tutela dei minori, ponendo le basi per la corretta impostazione e gestione dell intervento di presa in carico nel modello del CBM aggiornato e integrato, per la presa in carico diretta dei casi. Il Processo di intervento proposto come strumento-bussola , in grado di orientare operativamente ed emotivamente il lavoro di quipe pluriprofessionali, con particolare efficacia nelle situazioni ad alta intensit emotiva: dalla rilevazione alla valutazione della famiglia, con approfondimenti in funzione dei bisogni specifici, sugli aspetti di aggiornamento legislativo, nel rapporto tra la rete e l Autorit Giudiziaria, sulle metodologie, le strategie e gli strumenti pi attuali ed efficaci per realizzare interventi efficaci preservando un adeguato livello di benessere degli operatori. DESTINATARI: operatori di quipe pluriprofessionali e multidisciplinari: psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, educatori, mediatori culturali, avvocati, medici e psichiatri, sociologi ed antropologi a vario titolo coinvolti nella presa in carico di situazioni di pregiudizio o violenza di minori e famiglie. ARTICOLAZIONE: 5 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: la presa in carico delle situazioni di pregiudizio, trauma e violenza. Cosa dobbiamo considerare? Come attivare il processo, quali strumenti, il lavoro di rete II INCONTRO: come utilizzare il Protocollo Fattori di rischio e Protezione. La rilevazione e il significato dei segnali, il Processo di intervento per orientare le azioni degli operatori dell quipe III INCONTRO: la relazione con l Autorit Giudiziaria, la Riforma e le nuove normative IV INCONTRO: le misure di protezione e l allontanamento del minore. La gestione operativa e la gestione degli aspetti emotivi V INCONTRO: l indagine psicosociale tra obiettivi, proposte di intervento, significato e lavoro di rete.

  17. Minori stranieri vittime di violenza dalla presa in carico alla cura L esposizione dei minori stranieri alla violenza e al maltrattamento tre volte maggiore rispetto a quella dei minori italiani: dalla II indagine dell Autorit Garante per l Infanzia e l Adolescenza, Terres del Hommes e Cismai il dato emerge con la potenza dell emergenza, in un quadro complessificato dall assenza di rilevazioni costanti del fenomeno della violenza sui minori italiani e stranieri nel nostro Paese. Contemporaneamente il fenomeno migratorio, ma anche l emergenza della guerra in Ucraina, hanno modificato negli ultimi anni la configurazione delle domande e dei bisogni che cittadini e istituzioni rivolgono ai servizi del territorio. La presa in carico di minori e famiglie, gi complessa nelle situazioni di pregiudizio e violenza, pone agli operatori un ulteriore livello di sfida quando interviene la componente culturale e la difficolt di intercettare bisogni e risorse in un contesto spesso molto differente da quello degli operatori. Per rispondere al bisogno di realizzare interventi efficaci nella presa in carico di minori e famiglie straniere, a garanzia di un buon lavoro di rete e del benessere degli operatori, il corso propone studi e ricerche, strumenti metodologici ed operativi tratti dall esperienza di lavoro e di gestione dei servizi della Cooperativa. Aggiornamenti e approfondimenti specifici comporranno l offerta dedicata a supportare gli operatori nel difficile percorso di presa in carico dei minori e delle famiglie straniere: il Processo di intervento e l approccio interculturale operazionalizzati in anni di esperienze operative nei servizi sociali, saranno utilizzati come strumenti di lavoro per orientare e organizzare prese in carico efficaci, valorizzando il contributo multidisciplinare dell quipe e il benessere degli operatori. OBIETTIVI: rafforzare la capacit degli operatori di quipe pluriprofessionali di lavoro integrato con le reti territoriali, attraverso l acquisizione di competenze strumenti aggiornati e specifici; migliorare e rafforzare le competenze sulla presa in carico di minori e famiglie straniere; rafforzare le competenze e le capacit di lavoro con i minori stranieri vittime di violenza. DESTINATARI: operatori di quipe pluriprofessionali e multidisciplinari coinvolte a vario titolo nella presa in carico di situazioni di rischio, pregiudizio o violenza di minori stranieri e delle loro famiglie: psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, educatori, mediatori culturali, avvocati, medici e psichiatri, sociologi ed antropologi ARTICOLAZIONE: 6 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: la presa in carico di minori e famiglie straniere. L approccio interculturale come metodologia e bussola di orientamento II INCONTRO: le differenti tipologie migrazioni. Migrazioni forzate e traumi migratori III INCONTRO: il punto di vista antropologico per comprendere e organizzare l intervento operativo IV INCONTRO: il pregiudizio e la violenza nei confronti dei minori e delle famiglie straniere. Prevenzione, normativa, reti territoriali, linee guida per l intervento V INCONTRO: la presa in carico dei minori e delle famiglie straniere: tipologie di violenza, modelli di intervento, indicatori di pregiudizio VI INCONTRO: esiti traumatici della violenza e trattamento.

  18. Genitorialit sociale e affido I cambiamenti che negli ultimi decenni hanno trasformato le societ e le comunit hanno investito le famiglie che si trovano spesso a vivere situazioni di frammentazione delle relazioni, isolamento, carenza di supporto per l assenza di riferimenti allargati e reti. Il bisogno di supporto per recuperare nuove modalit relazionali e nuovi legami trova nell affidamento un opportunit che insieme proiettata sul futuro e risorsa civile e collettiva, in una dimensione di moltiplicazione sociale delle risorse. L affidamento si caratterizza per essere una delle misure pi efficaci per riparare la distanza, l isolamento e l abbandono. E una forma di intervento ampia, duttile e flessibile che si fonda sulla consapevolezza che i minori possano far fronte in maniera positiva e riparativa ad eventi sfavorevoli e traumatici di varia natura ed intensit sviluppando resilienza, se sostenuti da relazioni interpersonali significative di supporto alla crescita. Il corso affronta il tema della presa in carico dei minori nel percorso di affido, nella complessit degli aspetti clinici, sociali ed educativi, che possono creare difficolt e fatiche operative ed emotive agli operatori e alla rete. Verranno analizzate e valorizzate le dinamiche a differenti livelli: tra minori, famiglia affidataria, famiglia di origine, servizi e professionisti interessati dagli interventi. Verranno alternati aspetti teorici e pratici, valorizzando le competenze e le esperienze del gruppo di lavoro del CBM sull affido tramite la possibilit di riflettere sulle peculiarit dei bambini traumatizzati e delle dinamiche familiari/organizzative dei bambini in affido tramite casi e video. OBIETTIVI: rafforzare competenze, metodologie e strumenti per accompagnare bambini e ragazzi che si trovano in situazioni di fragilit familiare tramite la costruzione di un progetto specifico ed individualizzato all interno di quipe muldidisciplinari. Affronta il tema della presa in carico dei minori nel percorso di affido, nella complessit degli aspetti clinici, sociali ed educativi, che possono creare difficolt e fatiche operative ed emotive agli operatori e alla rete. Verranno analizzate e valorizzate le dinamiche a differenti livelli: tra minori, famiglia affidataria, famiglia di origine, servizi e professionisti interessati dagli interventi. Verranno alternati aspetti teorici e pratici, valorizzando le competenze e le esperienze del gruppo di lavoro del CBM sull affido tramite la possibilit di riflettere sulle peculiarit dei bambini traumatizzati e delle dinamiche familiari/organizzative dei bambini in affido tramite casi e video. DESTINATARI: operatori di quipe affido o di quipe multidisciplinari coinvolti a vario titolo nella presa in carico di situazioni di affido: psicologi, psicoterapeuti, neuropsichiatri infantili, assistenti sociali, educatori. ARTICOLAZIONE: 5 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: l affidamento familiare tra cultura dell accoglienza e interventi di tutela: storia, significato e tipologie. La presa in carico di bambini in affido. Peculiarit e caratteristiche del sistema di cura, peculiarit e necessit del bambino II INCONTRO: i Servizi e gli interventi con la famiglia di origine: cause dell allontanamento e dinamiche delle famiglie in crisi, conflittuali, violente. L affido come risorsa a favore della famiglia in difficolt ; il lavoro con la famiglia durante l affido III INCONTRO: gli affidatari come risorsa per i Servizi. Strategie e tecniche per il reperimento delle famiglie. La conoscenza della famiglia come strumento valutativo e formativo. Il supporto alle famiglie affidatarie. IV INCONTRO: il minore e il legame con la famiglia di origine: caratteristiche, limiti e risorse. Come utilizzarlo nella presa in carico. Il minore e il legame di attaccamento con gli affidatari: come svilupparlo e renderlo terapeutico; parlare con i bambini nella fase di preparazione, durante l affido e nella fase di conclusione. V INCONTRO: la conduzione del progetto di affido dalla progettazione alla valutazione: i compiti dei servizi sociali e dei servizi affidi. I cambiamenti della famiglia di origine. La preparazione al rientro in famiglia.

  19. Affido: una risorsa per i minori, le famiglie, gli operatori Il gruppo di lavoro con e per le famiglie affidatarie si configura come uno spazio di supporto che pone al centro il minore, i suoi bisogni e le sue risorse. Al contempo il gruppo uno spazio di confronto di esperienze, condivisione di difficolt e soluzioni, problemi concreti che si incontrano nella relazione educativa del quotidiano. La conduzione del gruppo da parte degli operatori del servizio affidi, diretto creare e a facilitare la partecipazione dei familiari che compongono il gruppo, costruendo luoghi di reciproca stima e comprensione, emotivamente capaci di accogliere e supportare, di creare quelle reti che nelle trasformazioni sociali e culturali degli ultimi anni sono spesso venute meno. OBIETTIVI: supportare gli operatori dei servizi nella realizzazione e conduzione di gruppi per famiglie affidatarie, favorendo la comunicazione e la partecipazione dei componenti, creando un clima di reciproca comprensione, un atteggiamento non giudicante, aiutando chi in difficolt ad esprimere i propri sentimenti; rispondere all esigenza degli operatori di comprendere modi e tempi del sostegno ai nuclei familiari e in tal senso il percorso approfondir il tema del sostegno individuale o di gruppo a famiglie che vivono o abbiano intenzione di vivere percorsi di affido. DESTINATARI: operatori psico-socio-educativi che lavorano con famiglie affidatarie e che abbiano maturato esperienza nei Servizi Affido: psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, educatori. ARTICOLAZIONE: 2 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: il sostegno: significato, obiettivi, modalit . Il sostegno individuale e le tecniche di conduzione del colloquio. Come aiutare gli affidatari a svolgere al meglio il loro compito. II INCONTRO: il sostegno di gruppo: obiettivi del gruppo e degli affidatari. Tecniche di conduzione del gruppo. La gestione delle dinamiche di gruppo

  20. La risorsa educativa domiciliare nel lavoro con minori e famiglie Negli ultimi dieci anni in Italia e in Europa la crisi economica, la Pandemia Covid-19 e la Guerra in Ucraina, hanno aumentato le preoccupazioni e le sfide che riguardano il benessere sociale delle persone e l accresciuta vulnerabilit ha determinato il peggioramento delle condizioni delle famiglie con una maggior incidenza della povert abitativa, lavorativa, economica e sociale. In questo quadro le famiglie si sono trovate ad affrontare problemi pi numerosi ed impattanti simultaneamente, mettendo a dura prova le capacit dei genitori e acuendo le necessit di essere supportati nel lavoro di cura, educazione e protezione dei propri figli. Lo strumento dell educativa domiciliare si struttura come un dispositivo di intervento che prevede la presenza di un educatore presso l abitazione della famiglia per un tempo e con obiettivi definiti. A livello internazionale i programmi evidence-based che utilizzano la formula dell educatore presso l abitazione della famiglia, propongono protocolli e linee guida che strutturano le attivit da svolgere sulla base di interventi di supporto e osservazione. All interno di questo quadro di ricerca il progetto Slalom Tutelare l infanzia e garantire il diritto del minore di vivere in famiglia , realizzato dal CBM insieme all Universit Cattolica di Milano, all Azienda ospedaliera San Paolo, i Sert dell Asl di Milano, la Fondazione Ca Granda IRCCS ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena, la Cooperativa Spaziopensiero, ha costituito un importante esperienza scientifica e operativa alla base della costruzione di modelli di intervento e strumenti. L intervento che oggi il Melograno CBM offre propone un approccio multidimensionale con azioni parallele su differenti aree di bisogno e di risorsa rivolte ai minori, ai genitori e al nucleo familiare allargato. OBIETTIVI: supportare gli operatori dei servizi nella realizzazione e conduzione di gruppi per famiglie affidatarie, favorendo la comunicazione e la partecipazione dei componenti, creando un clima di reciproca comprensione, un atteggiamento non giudicante, aiutando chi in difficolt ad esprimere i propri sentimenti; rispondere all esigenza degli operatori di comprendere modi e tempi del sostegno ai nuclei familiari approfondendo il tema del sostegno individuale o di gruppo a famiglie che vivono o abbiano intenzione di vivere percorsi di affido. DESTINATARI: educatori domiciliari e agli operatori che vogliano intraprendere il lavoro educativo al domicilio ARTICOLAZIONE: 2 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: gli interventi di educativa domiciliare come strumento di prevenzione, di riduzione del rischio, di supporto al miglioramento della relazione caregiver- bambino II INCONTRO: le modalit dell educativa domiciliare: come organizzare, cosa osservare, come restituire. Il lavoro dell operatore, il lavoro di rete e il lavoro di quipe

  21. Interventi educativi e trauma Il PTSD (Post Traumatic Stress Disorder) accompagna le differenti forme di violenza i cui esiti sul minore danno luogo a problemi di internalizzazione o esternalizzazione. I percorsi di educativa domiciliare vengono realizzati spesso all interno dei percorsi di tutela, mirati a supportare bambini e ragazzi cui diagnosticato un disturbo da stress post traumatico. Un tema che non necessariamente accompagna la formazione degli educatori e che rischia di collocarsi come un ostacolo e un ulteriore fatica, nel percorso di lavoro di osservazione e supporto degli educatori. OBIETTIVI: supportare gli operatori dei servizi nella realizzazione e conduzione di gruppi per famiglie affidatarie, favorendo la comunicazione e la partecipazione dei componenti, creando un clima di reciproca comprensione, un atteggiamento non giudicante, aiutando chi in difficolt ad esprimere i propri sentimenti; rispondere all esigenza degli operatori di comprendere modi e tempi del sostegno ai nuclei familiari e in tal senso il percorso approfondir il tema del sostegno individuale o di gruppo a famiglie che vivono o abbiano intenzione di vivere percorsi di affido. DESTINATARI: Il percorso si pone l obiettivo di supportare la comprensione del disordine, delle sue caratteristiche peculiari, degli esiti che porta con s nelle differenti fasi dello sviluppo del bambino e dell adolescente. La giornata un occasione di confronto e apprendimento, a partire da contributi teorici, letteratura internazionale, casi esplicativi frutto di esperienze rielaborate attraverso l esperienza operativa. ARTICOLAZIONE: 1 incontro di 4 ore Il PTSD: caratteristiche, conseguenze sullo sviluppo del minore, esiti sulle relazioni, strategie di intervento.

  22. Lo Spazio Neutro come risorsa nel lavoro con famiglie e minori Lo Spazio Neutro si configura come un luogo deputato agli incontri tra i minori e i loro genitori, con l obiettivo sotteso di concorrere alla tutela dell esercizio del diritto di visita e di relazione, a seguito di provvedimenti quali l affido, la separazione conflittuale, situazioni critiche che costituiscono elementi di rischio o di maltrattamento, per le quali stato disposto un allontanamento del minore. Gli interventi educativi di Spazio neutro o protetto si configurano come una risorsa importante nel lavoro con le famiglie e i minori, anche in presenza di situazioni pregiudizievoli e in una logica di prevenzione secondaria, quando si ritiene che vi siano gi dei fattori di rischio che rendono necessario l intervento, ma non cos gravi da richiedere un decreto di allontanamento del minore da casa. Il corso affronta le modalit di conduzione degli incontri e del lavoro di rete: cosa osservare, quale il ruolo e il coinvolgimento degli operatori, cosa riconoscere nelle differenti fasi nelle quali si snoda la presa in carico, favorendo una visione multidisciplinare e integrata dell intervento. Rappresenta un occasione per diffondere modalit di intervento condiviso all interno dell quipe e nel lavoro di rete, a garanzia di una maggiore uniformit degli interventi e del rafforzamento di un approccio integrato e riconosciuto da tutti gli attori coinvolti. OBIETTIVI: sostenere gli operatori preposti alla realizzazione degli incontri protetti, per garantire, laddove possibile, la continuit genitoriale anche nei casi per i quali necessaria la pi alta protezione per il bambino. DESTINATARI: operatori dei servizi di Spazio Neutro e alle quipe multidisciplinari a vario titolo coinvolte negli interventi di Spazio Neutro, con particolare attenzione al ruolo degli educatori. ARTICOLAZIONE: 3 incontri di 6 ore e uno a distanza di 3 mesi I INCONTRO: i diversi significati dello Spazio Neutro. Inquadramento generale, impostazione degli interventi, le situazioni di particolare criticit II INCONTRO: l avvio degli incontri. L impostazione dell intervento con la rete dei servizi, l ambientamento e il primo incontro tra minore e genitori. Cosa osservare nella relazione in funzione delle differenti fasce di et III INCONTRO: la conclusione degli incontri e il lavoro di rete. La preparazione al saluto, come restituire la fiducia, quale ruolo e quale coinvolgimento dell educatore nelle differenti fasi e nelle situazioni critiche INCONTRO DI FOLLOW-UP E SUPERVISIONE SUI CASI IN CARICO A DISTANZA DI 3 MESI

  23. Lo Spazio Neutro nei casi ad alta intensit emotiva Gli interventi educativi di Spazio neutro o protetto si configurano come una risorsa importante nel lavoro con le famiglie e i minori, anche in presenza di situazioni pregiudizievoli e in una logica di prevenzione secondaria, quando si ritiene che vi siano gi dei fattori di rischio che rendono necessario l intervento, ma non cos gravi da richiedere un decreto di allontanamento del minore da casa. La percezione della pericolosit del genitore pu per diventare per gli operatori un ostacolo verso la garanzia di continuit genitoriale e protezione del minore. Le situazioni ad alta intensit emotiva che possono preoccupare l operatore, esporlo a rischi ed avere una ricaduta sugli esiti degli interventi, possono essere gestiti con particolari metodologie e strumenti che esitano da un lavoro di oltre 30 anni nella gestione degli incontri protetti con genitori abusanti o con diagnosi psichiatriche OBIETTIVI: approfondire le strategie per prevenire e gestire le situazioni di alta tensione emotiva connesse alle specifiche tipologie di intervento con genitori abusanti, gravemente maltrattanti o con patologie psichiatriche. DESTINATARI: operatori dei servizi di Spazio Neutro e alle quipe multidisciplinari a vario titolo coinvolte negli interventi di Spazio Neutro: educatori, assistenti sociali, psicologi. ARTICOLAZIONE: 3 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: la protezione degli incontri, il diritto di visita nei casi di sospetto o accertato abuso sessuale o in presenza di patologie psichiatriche dei genitori II INCONTRO: la tutela del minore e la conduzione degli incontri di Spazio Neutro. Punti di attenzione e di criticit . Modalit di intervento e strumenti III INCONTRO: le conseguenze sullo sviluppo psicofisico del bambino di condotte abusanti o maltrattanti determinate dalla patologia psichiatrica del genitore. Dinamiche dei genitori abusanti o con patologia psichiatrica.

  24. Il coordinamento dei Servizi Tutela tra presente e futuro Una delle figure cardine nella gestione dei servizi di Tutela minori quella di responsabile o coordinatore del Servizio: una figura professionale impegnata nella gestione di livelli di elevata complessit , all interno del ruolo e delle funzioni che chiamato a svolgere. Il responsabile o coordinatore dei Servizi Tutela ha una funzione cruciale nei confronti del gruppo degli operatori dell quipe, con i quali deve costruire un clima lavorativo in grado di favorire una buona gestione delle difficolt e dei processi di lavoro in grado di sostenere le sfide poste dai diversi livelli di intervento: dall emergenza alla protezione, dagli interventi di prevenzione alla cura e all accompagnamento di bambini e genitori. Insieme al coordinatore del Servizio gioca un ruolo fondamentale nella relazione con gli altri attori della rete collocati su piani differenti, altri servizi e istituzioni e in particolare nell interlocuzione con il Tribunale e le Forze dell Ordine. OBIETTIVI: un percorso di formazione partecipata, un laboratorio che esplora aree relative al funzionamento interno all quipe, che alla gestione degli interventi di rete delle politiche sociali assunte dai diversi ambiti territoriali. DESTINATARI: responsabili e coordinatori di Servizi Tutela minori. ARTICOLAZIONE: 6 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: analisi dei diversi modelli organizzativi. Le diverse funzioni del servizio. Esplorazione delle principali aree problematiche nella gestione del ruolo di coordinamento o responsabilit II INCONTRO: gli stakeholder: ruolo e aspettative di ruolo. Le competenze di un efficiente coordinatore o responsabile di servizio III INCONTRO: il coordinamento dell quipe. Stili e strumenti (leadership, conduzione del gruppo, conduzione d una riunione efficace), il potenziamento dell quipe, il supporto psico-emotivo agli operatori, la tutela degli operatori IV INCONTRO: presidiare la funzione produttiva e istituzionale. Il monitoraggio dei casi, gli obblighi istituzionali, il monitoraggio dei processi produttivi, l assegnazione dei casi e i carichi di lavoro V INCONTRO: visibilit , valutazione e rendicontazione del Servizio Tutela. Elementi di qualit e raccolta dei dati. La relazione con la dirigenza e le altre aree istituzionali VI INCONTRO: la connessione del Servizio Tutela con la rete dei servizi e le agenzie territoriali. La relazione con i servizi sanitari, con le agenzie educative e con le realt di Terzo Settore.

  25. Il lavoro nei Servizi Tutela, il lavoro di rete e lquipe Nella presa in carico di situazioni complesse o dal forte impatto emotivo come quelle che caratterizzano i Servizi Tutela minori, gli operatori possono vivere situazioni di malessere o possono sentirsi disorientati e insicuri rispetto alle azioni da compiere nella relazione di aiuto e di protezione. E necessario in queste situazioni trovare la giusta distanza operativa ed emotiva per oggettivare le difficolt e trovare nuove ed efficaci soluzioni. Il percorso supporta lo sviluppo di strategie e strumenti per la gestione delle prese in carico di situazioni complesse, in un ottica di sviluppo e rafforzamento del lavoro integrato e con un attenzione al benessere degli operatori. OBIETTIVI: approfondire il tema del lavoro di quipe e di rete tra operatori dei Servizi Tutela e operatori della rete del territorio, a vario titolo coinvolti nelle prese in carico dei casi. DESTINATARI: responsabili, coordinatori, operatori dei Servizi Tutela minori e dei servizi per la presa in carico dei casi a vario titolo coinvolti. ARTICOLAZIONE: 4 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: il lavoro del Servizio Tutela, la casistica, la presa di distanza emotiva ed operativa necessaria per affrontare efficacemente i casi. Il lavoro di rete e gli elementi che possono facilitarlo. II-IV INCONTRO: supervisioni di gruppo come ambiti momenti privilegiati per mettere a punto specifici interventi sul caso e per consentire di condividere prese in carico efficaci.

  26. Dalla valutazione delle competenze genitoriali alla valutazione delle risorse per il cambiamento Nel corso degli ultimi anni, sempre pi spesso il tema della genitorialit e co-genitorialit diventato occasione di confronto operativo tra differenti professionisti: in numerosi ambiti richiesto all operatore sociale e sanitario di valutare e promuovere le competenze genitoriali. L intervento dell Autorit Giudiziaria, con i provvedimenti di protezione limitativi della potest genitoriale, richiede ai servizi di mettere in campo una valutazione delle competenze genitoriali in vista dei successivi passaggi e provvedimenti. La sfida che gli operatori si trovano ad affrontare data dalla necessit di costruire un contesto in cui la valutazione si trasformi da una fotografia delle aree critiche normalmente alla base del provvedimento giudiziario in una valutazione delle risorse attivabili nei genitori e nelle dinamiche familiari per avviare un cambiamento positivo. Il percorso affronta il tema del passaggio dalla valutazione delle competenze genitoriali alla valutazione delle risorse, proponendo l ampliamento dello sguardo e dell intervento agli elementi che caratterizzano il parenting, il co-parenting e la funzione genitoriale, in un ottica trigenerazionale. L approccio, validato e consolidato nella lunga esperienza clinica del CBM prima e del Melograno CBM poi, aggiornato alla luce della letteratura e delle pratiche di gestione dei servizi degli ultimi anni, propone strumenti efficaci per costruire il delicato passaggio dalla valutazione delle competenze alla valutazione delle risorse, all interno di un progetto che avvii e consolidi i cambiamenti positivi e il ripristino delle condizioni di sufficiente benessere, in grado di perdurare nel medio e lungo termine. OBIETTIVI: aumentare e consolidare le competenze nel percorso di valutazione delle competenze genitoriali e nella costruzione di una relazione collaborativa con la famiglia basata sulla trasparenza e il reciproco riconoscimento. DESTINATARI: operatori psicosociali di una stessa quipe multidisciplinare o di quipe della rete territoriale: psicologi e psicoterapeuti, assistenti sociali, educatori, medici e neuropsichiatri. ARTICOLAZIONE: Il percorso articolato in 4 incontri di 4 ore ciascuno e prevedono l accompagnamento e il supporto del gruppo di partecipanti attraverso la presenza di una micro quipe Melograno CBM: I INCONTRO: l impostazione del contesto di valutazione: definizione dell oggetto di valutazione, costruzione del contesto con la rete dei servizi, organizzazione del network e la sua gestione. II INCONTRO: l avvio della valutazione: la presentazione del contesto con la famiglia. La prima seduta di rete. Strategie di lavoro sul tema della negazione. III INCONTRO: strategie e ipotesi cliniche per la valutazione delle possibilit di cambiamento: ruolo di sostegno e ruolo di controllo. Il potenziamento dei processi protettivi IV INCONTRO: la fine della valutazione. Esito e costruzione del progetto

  27. Il genogramma e gli strumenti clinici per lassistente sociale e lo psicologo Il genogramma uno strumento che organizza le relazioni, i dati, gli eventi del ciclo vitale di una famiglia: offre all operatore una mappa semplice, ma ricca di dati relativamente all insieme delle relazioni e degli eventi della storia familiare, a partire dalle famiglie d origine dei genitori e raccoglie e organizza i dati in modo analogico facilitando ipotesi e connessioni. L ipotesi clinica alla base dell uso del genogramma che il disagio di una persona riesce ad essere meglio compreso e significato all interno della storia familiare trigenerazionale e che permette di anticipare delle ipotesi di funzionamento. Il percorso amplia la conoscenza del genogramma a differenti figure professionali, oltra agli psicologi e psicoterapeuti, con l intento di condividere uno strumento clinico con coloro in particolare gli assistenti sociali - che gestiscono il caso e la relazione con i minori e le famiglie, senza delegare ad altre figure professionali comunicazioni e colloqui. OBIETTIVI: fornire conoscenze e competenze di carattere clinico orientato al lavoro sociale e all utilizzo che un assistente sociale pu fare dello strumento nel proprio ruolo e nel lavoro d quipe. Il corso alterna contenuti teorici, riferimenti scientifici, strumenti metodologici a stimoli forniti da casi portati dal docente e dai partecipanti. DESTINATARI: operatori psicosociali di una stessa quipe per famiglie e minori o di quipe della rete territoriale: psicologi e psicoterapeuti, assistenti sociali, neuropsichiatri. ARTICOLAZIONE: Il percorso articolato in 2 incontri di 4 ore ciascuno; prevede l accompagnamento e il supporto del gruppo di partecipanti attraverso la presenza di una micro quipe Melograno CBM INCONTRO: gli strumenti clinici e il ruolo dell assistente sociale; il genogramma come strumento di raccolta delle informazioni e redatto dall operatore: storia, connessione con le teorie ecologiche e sistemico-relazionali, del ciclo di vita. Illustrazione, spiegazione e modalit di utilizzo dello strumenti II INCONTRO: confronto tra conduzione psicoterapeutica e conduzione rivolta al cambiamento; riflessione sulle qualit e abilit di ruolo delle assistenti sociali nei confronti dell attivit clinica, psicologica e psichiatrica. Spazi di condivisione ed elaborazione delle emozioni e dei vissuti per salvaguardare le condizioni di sufficiente benessere degli operatori.

  28. Impossibile da credere: loperatore di fronte ai casi di abuso sessuale L abuso sessuale un tema mai abbastanza trattato per la quantit di quesiti, dubbi, ricerca di prove che, diano un senso al lavoro di cura e aiuto ai bambini che subiscono abusi da parte degli adulti; lavoro su cui gli operatori si ingaggiano con la speranza che produca benessere e con alcuni dubbi su come maneggiare il rischio chi si producano anche dei danni. La difficolt a cogliere il grado di danno subito dai bambini, ad individuare qual la linea di confine che separa l accertamento del danno dalle dimensioni soggettive, richiede che si lasci sempre aperto il confronto tra professionisti e lo scambio sulle migliori pratiche operative, le pi recenti scoperte scientifiche e l efficacia degli interventi sia diagnostici che clinici. Il corso propone competenze, strategie e strumenti modellizzati e validati nell esperienza ultratrentennale del CBM (Centro per il bambino maltrattato e la cura della crisi familiare), a supporto del lavoro di presa in carico delle situazioni di abuso sessuale di minori e per preservare il benessere degli operatori. OBIETTIVI: rafforzare le competenze e gli strumenti operativi per affrontare queste complessit , superando alcuni tab che talvolta caratterizzano anche le migliori quipe lavorative, con le criticit e le difficolt da molti incontrate e talvolta non sempre superabili nei contesti lavorativi. DESTINATARI: operatori psicosociali di una stessa quipe o di quipe multidisciplinari della rete dei servizi coinvolti nella presa in carico di situazioni di abuso sessuale. ARTICOLAZIONE: Il percorso articolato in 3 incontri di 4 ore ciascuno INCONTRO: L abuso: perch importante raccontarlo. La protezione e la rielaborazione. Raccontare prevenire la riattivazione traumatica e la vittimizzazione. Da vittima ad aggressore: il lavoro con gli abusanti ex vittime II INCONTRO: come parlare e lavorare con i bambini. Il linguaggio clinico e quello della giustizia. L audizione del minore, la terapia, l intervento con le vittime III INCONTRO: la traumatizzazione vicaria dell operatore. Credo ancora in questo lavoro? Limiti e vincoli del servizio e dei Tribunali. Proteggersi dalle emozioni: l uso del controtransfert e dei vissuti.

  29. Promuovere la resilienza delle persone e delle famiglie fragili Introdurre il paradigma della resilienza condividendo e concettualizzando le direttrici che permettono di definire, rafforzare e promuovere processi di resilienza in situazioni di vulnerabilit un passaggio dirimente per la promozione della resilienza di persone e famiglie in condizione di vulnerabilit . Il corso propone un ribaltamento dello sguardo sulla vulnerabilit che porti a guardare alla persona-utente non solo come portatore di fragilit e disagio, ma come attore e costruttore del cambiamento della propria vita. Lo sguardo sulle risorse parallelamente a quello sulle criticit consentir di attivare il cambiamento rafforzando e promuovendo competenze, capacit e costruendo nuove opportunit . OBIETTIVI: rafforzare e consolidare conoscenze, competenze e strumenti per la promozione della resilienza di persone o famiglie fragili; sostenere il lavoro di rete e apprendere pratiche a garanzia del benessere degli operatori. DESTINATARI: operatori psicosociali di una stessa quipe o di quipe multidisciplinari della rete dei servizi: psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, assistenti sociali, educatori. ARTICOLAZIONE: Il percorso articolato in 2 incontri di 4 ore ciascuno INCONTRO: il paradigma della resilienza e la presa in carico delle famiglie, degli adulti e dei minori in condizione di fragilit o disagio II INCONTRO: Operazionalizzazione della resilienza; fattori di rischio e protezione. Il cambio di prospettiva: dalle fragilit alle risorse

  30. Tra migrazioni e culture

  31. Gestire le Migrazioni e sviluppare resilienza Le migrazioni sono divenute fenomeno strutturale e imprescindibile, ma sono sempre esistite come componente dello sviluppo del genere umano. Le migrazioni oggi rappresentano un campo di intervento complesso per gli operatori nei contesti psico-socio-educativi, impegnati negli interventi di supporto, cura, ascolto delle esperienze difficili, faticose, traumatiche di chi ha lasciato il proprio paese di origine per migrare nella nostra cultura. Trattasi di un incontro tra culture diverse che, in funzione di un approccio interculturale, devono trovare spazi, tempi e linguaggi per costruire una relazione positiva: in tal senso il paradigma della resilienza si configura come uno strumento efficace e di forte impatto, per l operatore e per il beneficiario del servizio. Il corso propone un nuovo approccio che ribalta il punto di vista del fruitore, considerato come soggetto attivo - non solo portatore di fragilit -, attore del cambiamento della propria traiettoria di vita. OBIETTIVI: introdurre al paradigma della resilienza, alla concettualizzazione del trauma e delle direttrici che permettono di rafforzare e promuovere processi di resilienza in situazioni di vulnerabilit . DESTINATARI: operatori dei servizi a vario titolo coinvolti nel supporto, accoglienza e cura di minori, adulti e famiglie migranti: educatori, psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, mediatori dei servizi delle aree dell inclusione. ARTICOLAZIONE: Il percorso articolato in 5 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: perch le migrazioni? Le scelte, le condizioni, i motivi e le ragioni socio economiche che portano le persone a migrare II INCONTRO: la migrazione dei minori, degli adulti e delle famiglie: il progetto, il viaggio, il vissuto, l arrivo e la costruzione di nuove relazioni III INCONTRO: il paradigma della resilienza per promuovere le risorse nei beneficiari IV INCONTRO: resilienza in azione: gli strumenti di lavoro per rafforzare o sviluppare la resilienza nel beneficiario; i fattori di rischio e di protezione V INCONTRO: il trauma psichico e la frattura identitaria portata dalla migrazione.

  32. Culture diverse, genitori diversi? Gli operatori, i differenti professionisti che lavorano nei contesti di accoglienza interculturali, ma anche di promozione e cura per minori e famiglie straniere, si trovano a fronteggiare situazioni con elementi di complessit che si sommano alle normali difficolt insite nei percorsi e nelle relazioni di aiuto. Il modo con cui una donna e un uomo vivono la maternit e la genitorialit esprime valori culturali e regole situate culturalmente, ancorate ad una societ , ad una comunit . Possedere conoscenze sulle etnoteorie parentali, sul parenting, sull approccio interculturale e sui differenti modi di accompagnare i bambini nel loro percorso di crescita come genitori nel mondo, pu essere uno strumento molto utile per operatori che a vario titolo si occupano di prevenzione, promozione, interventi di accoglienza e cura di minori e famiglie con background migratorio. OBIETTIVI: rafforzare e consolidare conoscenze e competenze sul parenting e sul co-parenting utilizzando l approccio interculturale; offrire competenze e strumenti per valorizzare i diversi modi di essere genitori nelle differenti culture, facilitando il lavoro degli operatori dell accoglienza e della cura e gettando le basi per lavorare sulle risorse dei fruitori del servizio. DESTINATARI: operatori dei servizi a vario titolo coinvolti nel supporto, accoglienza e cura di minori, adulti e famiglie migranti: psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, educatori e altri operatori di quipe multidisciplinari per la presa in carico di situazioni che coinvolgano a vario titolo minori stranieri e le loro famiglie. ARTICOLAZIONE: Il percorso articolato in 3 incontri di 4 ore ciascuno I INCONTRO: l approccio interculturale nel lavoro con minori, adulti e famiglie straniere II INCONTRO: le etnoteorie parentali: come possiamo utilizzare la conoscenza dei modelli culturali dei genitori stranirei nell incontro con i fruitori dei servizi III INCONTRO: parenting e cultura: l attaccamento nella prospettiva culturale; quando la comunit accompagna lo sviluppo evolutivo

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